Articoli - Culto delle reliquie. Storie di San Geminiano. Duomo di Modena.

Il culto delle reliquie in Europa si diffuse soprattutto dopo le conquiste barbare. I popoli nordici infatti credevano che dopo la morte di un Re o di un Santo (due figure che presso il Cristianesimo dei popoli barbari spesso coincidevano) i loro resti continuassero a portare fecondità al terreno e benessere al luogo dove era avvenuta la morte. Il Cristianesimo medievale mutuò gli usi delle popolazioni barbare attribuendo ai santi facoltà taumaturgiche ed esorcismi.
In questo bassorilievo di scuola wiligelmica che si trova sull'architrave della Porta dei Principi del Duomo di Modena, il patrono San Geminiano è intento a compiere un esorcismo sulla figlia dell'allora imperatore Gioviano: vediamo il demonietto alato che esce dalla testa della ragazza.
Ancora oggi le ossa e i resti del Santo, che si celebra il 31 Gennaio, sono oggetto di venerazione.
Ma cosa succedeva in passato? I fedeli davano molta importanza al terreno e alla polvere che si poteva raccogliere intorno ai luoghi dove erano stati deposti i corpi dei santi. Con le mani e le unghie i pellegrini grattavano via il suolo per trarne beneficio. Questa miracolosa protezione si estendeva anche all'acqua: l'acqua più ambita era quella di cui ci era serviti per lavare le ossa di un santo in occasione della traslazione delle reliquie (in questo caso il 30 Aprile del 1106 vennero traslati i resti alla presenza di Matilde di Canossa). Anche poche gocce di questa acqua venivano pagate a peso d'oro. Chi non poteva permettersi queste "preziosità" si accontentava di versare sulla tomba del santo il contenuto di una piccola brocca affinché s'impregnasse della "santità" ovvero delle virtù curative e miracolose emanate dalle reliquie. Il liquido che dalla brocca si lasciava scendere sulla tomba o vicino ai resti veniva poi bevuto e l'eventuale rimanente conservato con cura.
I resti dei santi erano considerati talmente preziosi da essere la causa di vere e proprie dispute tra chiese e comunità religiose o tra Chiesa e Comuni, com'è il caso di San Geminiano.
Il culto di San Geminiano infatti non è diffuso solo a Modena ma anche in altri luoghi dell'Italia dove sembra siano transitate le reliquie del Santo: Venezia, Pontremoli e San Gimignano in Toscana. Secondo un racconto popolare il santo avrebbe protetto la popolazione della cittadina toscana durante un'invasione dei barbari. Un'altra leggenda racconta che durante una processione, che portava tra i fedeli le preziose reliquie, venne trafugato un dito e portato nella cittadina toscana già oggetto dei miracoli del santo, al fine di proteggerla in modo permanente grazie all'energia virtuosa che poteva emanare anche un effimero lembo di un corpo santificato.
Le traslazioni delle reliquie dei santi scandirono la vita delle comunità religiose e dei Comuni tra l'XI e il XIII secolo. Dietro queste traslazioni si celavano acerrime lotte tra comunità civili e Chiesa per il possesso delle reliquie e quello che più è importante, strategie di forze politiche e di gruppi ecclesiastici che attraverso la custodia delle reliquie assumevano anche maggior controllo o potere su un determinato territorio.
Non è un caso, ad esempio, che proprio i "mutinensi cives" si presero cura delle spoglie del San Geminiano durante la costruzione della nuova Cattedrale modenese la cui prima pietra fu posta in loco il 9 Giugno 1099 per principale volere dei cittadini.
Siamo infatti in un'epoca in cui l'aspirazione all'autogoverno dei cittadini stava incrinando sia le strutture del feudalesimo che quelle della Chiesa stessa.

Il libero Comune a Modena è documentato a partire dal 1135 ma già prima le forze cittadine si erano organizzate in società e gruppi aspiranti all'autogoverno.
Una cronaca contemporanea di inestimabile valore, la Relatio de innovatione ecclesia Sancti Geminiani, attesta delle dispute avvenute tra la comunità e i vescovi riguardo la ricognizione delle spoglie del Santo.
Dopo numerose discussioni tra vescovi e cives, nelle quali intervenne come arbitro persino Matilde di Canossa, si giunse alla decisione che sei milites e dodici cives potessero controllare le Reliquie del Santo Patrono durante l'esposizione e la ricognizione.
I resti dei santi in tutta Europa, e in specialmodo dei santi patroni, muovevano masse da una parte all'altra del potere ed è logico e conseguente come precise lotte e strategie sottostessero, già ormai dal X secolo, alle frequenti manovre di ricognizione, esposizione e traslazione delle "virtuose" reliquie che ritmarono la vita delle comunità e dei Comuni fino al XIII secolo.

Elisabeth Mantovani
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